La felicità è una pagina bianca (Italian Edition) by Elizabeth Egan

La felicità è una pagina bianca (Italian Edition) by Elizabeth Egan

autore:Elizabeth Egan [Egan, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2016-02-24T23:00:00+00:00


« Genevieve, hai un minuto? »

Annuì in modo quasi impercettibile, senza staccare gli occhi dal sito di Design Within Reach. « Aspetta ancooora un momento... Okay, ci sono. Stavo studiando alcuni concetti suggeriti da Rashida. »

« A proposito, non ho visto scaffali sulle nuove planimetrie. O forse mi sbaglio? »

« No, niente scaffali. »

« Avete cambiato idea sul modo di esporre le prime edizioni? Secondo me sarebbe un errore chiuderle nelle vetrinette, ma d’altra parte capisco il... »

« Purtroppo di questo non posso ancora parlare. » Il suo viso si svuotò di ogni espressione. Non che sembrasse annoiata, contrariata o indifferente. Non esprimeva proprio niente, tanto che mi domandai se avessi davvero aperto bocca o se quella frase l’avessi solo pensata. Forse stava ancora aspettando il mio parere.

Ormai mi ero abituata a parecchie varianti della sua mimica facciale, ma quella era la prima volta che incontravo la Maschera. Mi fece lo stesso effetto della prima volta che avevo visto il pagliaccio di Poltergeist, un momento che ricordo in ogni dettaglio: pigiama party, quarta elementare, il seminterrato di Michelle France illuminato dal bagliore dello schermo televisivo. Quella sera avevo composto al volo il numero di casa sul telefono a rotella color verde oliva e avevo chiesto a mio padre se poteva venire a prendermi. Nell’ufficio di Genevieve mi aggrappai con tutte le forze al quaderno che tenevo in grembo. « D’accordo. Comunque ero venuta ad avvertirti che oggi pomeriggio non potrò partecipare alla riunione di Tecnologia. Ho un altro impegno. »

« Oh. » Genevieve considerava della massima importanza presenziare alle riunioni, in particolare quando avvenivano in collegamento con Cleveland.

« È una faccenda personale. Io... mio padre ha avuto un cancro, tempo fa, e... »

« Sì, l’avevi accennato alla riunione coi venditori. »

« Già, esatto. Il fatto è che il cancro è tornato... La prognosi non sembra incoraggiante... »

« Dove? »

« Be’, l’appuntamento di oggi è allo Sloan Kettering, però mio padre abita a... »

« No, intendevo: dove ha il cancro? » La Maschera si era sciolta in un’espressione di pura compassione e lei si chinò in avanti, nella posa resa celebre da Judd Hirsch in Gente comune: gomiti appoggiati alle ginocchia, gambe divaricate. Ma non c’era partecipazione nella sua reazione, nessun luogo nel suo altrove, come ha scritto Gertrude Stein; era come se stesse interpretando un personaggio, il Comprensivo Boss New Age.

« Alla gola. Oggi ci diranno delle metastasi. »

« Fumava? »

« Sì. Era un fumatore. » Era la parte che più detestavo delle conversazioni sulla malattia di mio padre. Attesi che nella sua testa si accendesse la lampadina invisibile: Io non fumo, quindi non corro rischi.

Invece la sua risposta mi sorprese: « Accidenti, il fumo è proprio una brutta bestia. Mio padre è morto di cancro ai polmoni quando avevo nove anni ». Lo aveva detto senza inflessione, come un semplice dato di fatto, tipo: « Ho gli occhi verdi » oppure « One Minute Manager è la mia Bibbia ».

« Mi dispiace, Genevieve. Non lo sapevo. »

« Cosa vuoi farci? È la vita.



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